lundi 11 mars 2013

Exilium Medici

Exilium Medici
Il 1494 segna la fine di un'epoca, chiusa da importanti rivolgimenti politici, da profonde lacerazioni religiose e da inquietudini culturali. In quell'anno giunse in Italia varcando le Alpi un regnante straniero, Carlo VIII re di Francia alla testa di un imponente esercito diretto a conquistare il regno di Napoli su cui vantava diritti ereditari.
A Firenze in quell'anno, che vide fra l'altro la morte di alcuni protagonisti della cultura e dell'arte dell'epoca laurenziana quali Domenico Ghirlandaio (11 gennaio) e Agnolo Poliziano (29 settembre), furono cacciati i Medici.
Arrivato in Toscana Carlo VIII passò per Pontremoli e assediò la fortezza di Sarzanello, preparandosi a fare rotta verso Firenze. Il 26 ottobre Piero il Fatuo de' Medici, senza un mandato ufficiale, andò incontro al re presso l'accampamento di Sarzana con l'intenzione di trovare un accordo.
Carlo VIII promise di non saccheggiare la città, ma confermò la propria intenzione di attraversarla con le milizie. Inoltre il re chiese al Medici e ottenne di occupare temporaneamente le fortezze di Pisa, Livorno, Sarzana, Sarzanello, Ripafratta e Pietrasanta, fintanto che non fosse rientrato dall'impresa napoletana.
Quando giunse a Firenze la notizia della capitolazione di Piero davanti al re di Francia, gli Otto di Pratica revocarono la concessione dei pieni poteri che il Medici aveva chiesto per svolgere le trattative con il re francese. Mentre serpeggiava lo scontento in tutta la città, una parte dei Signori si oppose fermamente a Piero e al suo primato politico, trascinando con sé anche i più reticenti, specie quando giunse la notizia che il figlio del Magnifico aveva promesso a Carlo VIII una grossa somma di denaro se lo avesse mantenuto al potere.
L'8 novembre Piero rientrò a Firenze e, di fronte all'opposizione della Signoria, ricusò le accuse con indignazione.
Il giorno seguente, quando Piero si presentò davanti a Palazzo della Signoria con una scorta armata, molti crederono che il Medici volesse riappropriarsi del potere con la forza. Allora Luca Corsini, uno dei Signori, gli chiuse la porta in faccia.
Così, spinti da Girolamo Savonarola priore del convento di San Marco, i fiorentini insorsero. La folla riversata nelle strade e nelle piazze saccheggiò le case dei funzionari di governo e alcuni luoghi medicei, come il Giardino delle Sculture e il Giardino di Clarice presso piazza San Marco, dove Piero nel frattempo aveva trasferito le armi. Ma i rappresentanti della Signoria impedirono ai rivoltosi infuriati di salire ai piani superiori di Palazzo Medici, nel frattempo requisito, difendendone così i tesori.
Piero il Fatuo inizialmente scappò a Bologna con il fratello Giuliano. Lo raggiunse presto il cardinale Giovanni suo fratello, rifugiatosi nel convento di San Marco e poi scappato da Firenze vestito da frate francescano. Il convento di Sant'Antonio, residenza del cardinale, fu devastato. Invece Alfonsina Orsini, moglie di Piero, rimase per il momento nel palazzo di via Larga per cercare di tutelare gli interessi del marito e della famiglia.
Il 20 novembre mentre Carlo VIII era a Firenze la Signoria condannò al confino Piero e i suoi fratelli, decretando una taglia sulla sua persona.
Fin dalla predica del 12 dicembre del 1494, Savonarola caldeggiò la costituzione di un nuovo ordinamento di governo fondato sul Maggior Consiglio repubblicano, quale espressione della volontà divina.

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